Giuro che è l”ultimo pezzo che faccio sul tema, almeno per un po”. Non mi piace scrivere su un solo argomento, eppoi sembra che uno sia mosso da manie persecutorie. E tuttavia, ne converrete, i preti ce la mettono davvero tutta a fare stronzate.
Apprendo da La Repubblica, citata a sua volta da Dagospia, la notizia delle tensioni tra Santa Sede e Bulgaria per la nomina dell”ambasciatore di quest”ultima presso il soglio di Pietro. Il candidato, tale Kiril Marichkov, non sarebbe piaciuto in Vaticano a causa del romanzo “Clandestination”, da lui scritto, nel quale ad un certo punto si parla di un rapporto mercenario omosessuale tra un immigrato bulgaro ed un uomo incontrato occasionalmente a Valle Giulia.
Chiaramente la reazione della Santa Sede è la conseguenza di un fenomeno di proiezione, non ci vuole Freud per capirlo, ma su questo voglio tacere per carità di Patria, anzi di Chiesa.
E tuttavia, non riesco a non essere contento per il giovane Kiril. Sì perchè il Nostro non è una di quelle salme che normalmente mandiamo noi italiani per ricoprire tale prestigioso incarico, ma è al contrario un aitante trentanovenne, un bell”uomo a giudicare dalle foto sulla rete, che oltre a scrivere romanzi e a studiare geopolitica fa l”avvocato, parla cinque lingue, è sposato con un”italiana e ha due figli piccoli. Ed è pure nipote di un celebre cantante rock bulgaro, che non a caso si chiama proprio come lui.
Troppo! Troppe colpe davvero per un ambiente, quale quello della diplomazia pontificia, dove l”entusiasmo e i colori della vita sembrano non essere mai entrati, dove la delazione e la calunnia sono pane quotidiano, e dove i monsignori anziani consigliano ai giovani sacerdoti appena assunti di andare al cesso sempre mantenendo un”aria indaffarata e una cartellina sotto braccio così da non alimentare le voci, conseguenza della generale e dilagante invidia, che si stia perdendo tempo andando a spasso (true story!)
Forse Kiril Marichkov non lo sa, ma gli è andata bene. Può ancora continuare ad essere un uomo.